“Abitare una camera che cos'è? Abitare un luogo, vuol dire impossessarsene? Che significa impossessarsi di un luogo? A partire da quando un luogo diventa veramente vostro? Quando si sono messe in ammollo tre paia di calzini in un catino di plastica rosa? Quando si fanno riscaldare degli spaghetti su un camping-gas? Quando sono state usate tutte le grucce spagliate nel guardaroba? Quando si è fissata alla parete con delle puntine una vecchia cartolina che raffigura il Sogno di Sant'Orsola del Carpaccio? Quando vi si sono provati i tormenti dell'attesa, o le esaltazioni della passione, o i supplizi del mal di denti? Quando si sono appese alle finestre le tende di proprio gusto, e tappezzati i muri, e levigati i parquet?”
Questa serie di domande, probabilmente retoriche o forse solo prive di una risposta certa ed oggettiva, mi hanno portato a riflettere sul concetto di possesso dello spazio, sul processo conoscitivo attraverso il quale ci si impadronisce di un luogo.
Faccio le consegne a domicilio per una piccola pizzeria di quartiere ormai da due anni, e bene o male le strade che mi trovo a percorrere sono quelle in cui sono cresciuto, che riconoscerei fra mille.
La cosa che apprezzo maggiormente di questo mio lavoro è la possibilità di avere accesso a quegli spazi privati che ho sempre solo immaginato, valutato superficialmente dalla “copertina” e che, nella mia mente, assumevano determinate configurazioni.
Entrando in questi spazi scopro a volte ambienti simili a quelli che mi ero figurato, mentre spesso mi trovo a contraddire le mie supposizioni, meravigliandomi, positivamente o negativamente, delle realtà che incontro.
Ogni volta però, uscendone, porto con me la conoscenza di quello spazio, e quelle strade che prima erano solo percorsi, ora assumono nuovi significati.
Per la realizzazione del progetto ho scelto di rappresentare dal “confine” questi due mondi, fotografando il momento della scoperta e quello in cui, presa consapevolezza dello spazio, si osserva la strada con un' altro punto di vista.
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