Solo poco tempo fa leggevo su un blog il racconto di un gioco-esperimento. Chiuse insieme in una stanza, si chiedeva ad una ventina di persone di elencare su un foglio tutto quello che c’era intorno a loro, senza pensarci troppo. Tutti si erano sforzati di descrivere, anche minuziosamente, solo gli oggetti, solo quel che di materiale c’era…solo quelli che siamo soliti definire “pieni”. Proprio nessuno si era fermato ad osservare i “vuoti”. Nessuno che avesse notato l’intensità della luce, il livello del rumore, se facesse caldo o freddo, o quale odore ci fosse nell’aria. Nessun riferimento allo spazio in generale, né a qualche emozione.
E’ evidente che siamo ormai incapaci di osservare e che riusciamo a vedere solo quello che la nostra società, la nostra cultura e il nostro tempo ci fanno credere essere l’”esistente”. Molto probabilmente se lì ci fosse stato anche un orientale, avrebbe fatto un elenco molto differente. La nostra visione delle cose è senz’altro influenzata dalla nostra esperienza.
Penso allora sia impossibile definire spazi pieni oppure vuoti. Tutti quelli intorno a noi sono spazi pieni…riempiti anche da “non pieni”. Ed è proprio questo quello che ho cercato di descrivere con le fotografie.
Una camera come tante, definibile da chiunque “piena”.
…e ho cercato poi di evidenziarne i vuoti, con la luce, il buio, il vento e il rumore, la polvere.
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