Gli oggetti che accompagnano le esperienze umane, spesso ne diventano il simbolo principale e rappresentano l’unico collegamento fisico con posti in cui si è trascorso del tempo e si sono vissuti momenti più o meno importanti. I cosiddetti “souvenirs” sono oggetti che acquisiscono un valore emotivo in virtù del ricordo a cui rimandano. Rappresentare questi oggetti o esporli, corrisponde a rappresentare metaforicamente il posto da cui provengono e l’esperienza del soggetto.
Pur essendo tali oggetti legati a ricordi ed emozioni soggettive, la tipologia e la rappresentazione di essi rende comprensibile a tutti e quindi oggettivo il tipo di esperienza vissuto.
Ad esempio In “Specie di spazi” l’autore parla delle camere in cui ha dormito, descrivendone il letto e gli altri mobili, la disposizione e le esperienze abituali che in esse aveva vissuto. Anche l’esposizione di Luca Vitone “Ultimo viaggio” è un racconto, attraverso oggetti, di un viaggio che lui e la sua famiglia intrapresero da Genova a Teheran. L’oggetto diventa metafora di un’esperienza e si oggetti vizza venendo posto ed esposto fuori dall’ambiente domestico e dalla quotidianità, forte del suo hic et nunc.
Infine riporto il testo della canzone “L’abbandono” del gruppo “Marta sui tubi”, che rispecchia queste riflessioni e che, insieme a “Specie di spazi” e a “Ultimo viaggio” le ha in qualche modo ispirate.
“Le case in cui ho vissuto erano cieli chiusi dentro ad una scatola ed ho lasciato tracce tanto chiare che qualcuno male interpreta l'educazione non prevede che si possa andare via bene senza stare un poco male per l'alba che c'e' in me in fondo anche un pianeta non e' altro che una scatola un po' sferica le cose che non ho portato via erano quelle che non hai voluto quelle che ho scartato prima di andar via...... sono un infinitesimo di te di me e di te solo una parte infinitesima sono un infinitesimo di te di me e di te solo una parte infinitesima “.

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