
La scelta per il mio concept è nata dalla lettura, nella prima parte del libro, della definizione e descrizione di spazio. Mi ha colpito in modo particolare quando Georges Perec parla di spazi al plurale, in quanto entità singole, l'una contenuta nell'altra. Non dice che siamo circondati da un unico spazio, ma da "un mucchio di pezzetti di spazio".
Questa “razionalizzazione” dello spazio mi infonde una certa sicurezza data dalla schematicità del pensiero, che tende a rassicurarmi dalle concezioni di spazio infinito o non conosciuto su cui ognuno di noi, almeno una volta, si è posto una domanda.
Ho cercato, quindi, di trasmettere queste sensazioni e la concezione di “spazi contenuti in altri spazi” attraverso la foto che ho scattato. L'intenzione è quella di racchiudere più spazi (l'uno contenente l'altro) in un unico scatto, sfruttando specchi ed angolazioni particolari.
"Insomma, gli spazi si sono moltiplicati, spezzettati, diversificati. Ce ne sono oggi di ogni misura e di ogni specie, per ogni uso e per ogni funzione. Vivere, è passare da uno spazio all'altro, cercando il più possibile di non farsi troppo male." [Georges Perec, Specie di spazi, p. 12]
Infine, vorrei riportare una canzoncina infantile delle Deux-Sèvres (Paul Eluard, Poésie involontaire et poésie inentionnelle) che Georges Perec ha inserito nel libro:
A Parigi, c'è una strada;
in questa strada, c'è una casa;
in questa casa, c'è una scala;
in questa scala, c'è una stanza;
in questa stanza, c'è un tavolo;
su questo tavolo, c'è un tappeto;
su questo tappeto, c'è una gabbia;
in questa gabbia, c'è un nido;
in questo nido, c'è un uovo;
in quest'uovo, c'è un uccello.
L'uccello rovesciò l'uovo;
l'uovo rovescio il nido;
il nido rovesciò la gabbia;
la gabbia rovesciò il tappeto;
il tappeto rovesciò il tavolo;
il tavolo rovesciò la stanza;
la stanza rovesciò la scala;
la scala rovesciò la casa;
la casa rovesciò la strada;
la strada rovesciò la città di Parigi.
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